Beethoven e il Mandolino
Ludwig van Beethoven che nacque a Bonn in Germania nel 1770 e morì a Vienna nel 1827. La sua stessa esistenza fu caratterizzata da profonde sofferenze, dettate per lo più da conflitti interiori, e dalla "punta di diamante" della sua sofferenza, la malattia, che lo rese sordo molto giovane. Uomo di grandi valori, ha sempre dimostrato un'acuta sensibilità verso il "gentil sesso" che lo ha indotto inesorabilmente ad infatuarsi, se non proprio ad innamorarsi, delle giovani donne che incontrava lungo il suo cammino, sfortunatamente amore non sempre corrisposto, e a dedicar loro diverse composizioni.
Nel gennaio del 1796 L. v. Beethoven si trovava a Praga, prima tappa di una tournée europea che lo avrebbe portato sino a Lipsia e a Berlino. Fu proprio in quell'occasione che conobbe la diciannovenne e nubile Contessina de Clary-Aldringen che al tempo era considerata una virtuosa di mandolino e cantante molto apprezzata dagli esperti, come si evince anche nell'Annuario artistico edito nel 1796 a Vienna.[i]
Le opere[i] scritte dal Maestro e a lei dedicate, per mandolino e clavicembalo, sono la Sonatina op. 43a in do minore, la Sonatina op. 43b in do maggiore,[ii] l'Adagio ma non troppo op. 44a in mi bemolle maggiore e l'Andante con variazioni op. 44b in re maggiore.[iii] Sul manoscritto autografo dell'Adagio è presente l'inscrizione "Pour la belle J."[iv] ed è conservato presso il dipartimento musicale del Museo Nazionale di Praga.[v] Per la stessa L. v. Beethoven compose anche Ah, perfido op. 65 tra il 1795-96 e pubblicata nel 1805 da Hoffmeister and Kuhel.[vi] Nel 1796, quando L. v. Beethoven si stava dedicando alla composizione delle quattro "Sonatine", la relazione tra il mandolino (o altro strumento) e lo strumento d'accompagnamento era radicalmente cambiata. Non solo la parte della tastiera era scritta integralmente, ovvero senza riduzioni, ma assumeva un ruolo di ugual importanza con lo strumento "solista". La maggior enfasi posta dai compositori sulla parte della tastiera nelle Sonate, si riflette anche nei titoli, che spesso elencano gli strumenti in ordine inverso.[vii]
La Sonatina WoO 44a fu pubblicata per la prima volta nel Supplemento della G.A. 1888 e recentemente da Willy Hess nel nono fascicolo dei "Supplemente Zur G.A. 1965". Il manoscritto originale si conserva nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. La "Sonatina" è un piccolo brano, la sua forma è, per quanto in miniatura, quella di un vero primo tempo di sonata. Pianoforte e mandolino vi hanno pari importanza, integrandosi a vicenda in una continua linea di dialogo. L'unica fonte per le Variazioni WoO 44b, consiste nella bella copia che L. v. Beethoven scrisse per Josephine che attualmente è collocata nella collezione musicale del Museo Nazionale di Praga. Fu pubblicata la prima volta a Reichenbach, Ulmann Verlag, primo fascicolo del Sudtendutsches Musikarchiv, a cura e con notizie critiche di Karl Michael Komma, nel 1940 e recentemente da W. Hess nel nono fascicolo dei Supplemente zur G.A., nel 1965. Il tema "verosimilmente" non di L. v. Beethoven, secondo il K. M. Komma, è affidato di volta in volta, in forme trasparentemente variate, all'uno o all'altro strumento, talvolta diviso fra i due.[i]
Il manoscritto autografo WoO 43a, fu pubblicato la prima volta nella seconda edizione del Dizionario del Grove, nel 1880, alla voce "Mandolino" (art. di A.J. Hipkins) e poi nel "Supplemento Zur G. A." curato da E. Mandyczewsky, nel 1888.
Si tratta di un piccolo pezzo in due parti, rispettivamente in do minore e do maggiore con il "da capo" e una breve "coda" che riprende lo spunto del tema iniziale in minore.
Melodia si direbbe quasi da Serenata, affidata esclusivamente al mandolino, che il pianoforte si limita ad accompagnare con molta semplicità.
Contiene un gran numero di correzioni, specialmente di abbellimenti e ripetizioni - nella prima parte - che successivamente il compositore scarta. Per quest'opera, L. v. Beethoven usò una tecnica compositiva differente, infatti, scrisse prima la linea melodica del mandolino insieme alla parte sinistra del pianoforte, in altre parole il basso, e solo in seguito si dedicò alla mano destra del pianoforte. In ultimo, quando ebbe modo di ascoltarla, apportò modifiche completamente nuove per realizzare la composizione corretta.[i] Questo manoscritto rimase in suo possesso ed in seguito fu unito con una serie di schizzi e di precedenti manoscritti autografi per formare il "Kafka Sketchbook"[ii]presente presso la British Library di Londra.
La Sonatina WoO 43b fu scoperta da Arthur Chitz che la pubblicò per la prima volta a Vienna in Der Merker, nel 1912.[i] Questi ne diede una breve notizia nella Zeilschrift der Internationalen Musikgesellschaft di Lipsia, nel maggio del 1912. Nel giugno successivo, la pubblicò in appendice ad un suo articolo sulle composizioni di L. v. Beethoven per mandolino e nel dicembre dello stesso anno nella Revue Musicale S.I.M. Una pubblicazione recente di Willy Hess è collocata nel nono fascicolo dei Supplemente zur GA., del 1965. Si tratta di un primo tempo di sonata in miniatura; al pianoforte è data una parte molto semplice d'accompagnamento.[ii] Questa composizione è sopravvissuta grazie a due manoscritti di L. v. Beethoven: il manoscritto autografo del compositore, situato presso la Staat-Bibliothek di Berlino e la bella copia che è collocata presso la collezione di Musica del Museo Nazionale di Praga insieme con altre composizioni musicali della famiglia Clam-Gallas.[iii]
L'assunzione secondo cui la Sonatina WoO 43b fosse già stata composta a Vienna e successivamente revisionata per la Contessina, ha fatto sì che fossero effettuati dei maldestri tentavi di ripristinare l'originale, intervenendo sulle molte correzioni presenti sul manoscritto autentico, situato a Berlino, che inoltre non presenta segni dinamici.
L. v. Beethoven ha scritto questi brani per uno strumento accordato per quinte (mi - la - re - sol) e in tutti i manoscritti autografi è indicato lo strumento Harpsichord (cembalo) come strumento a tastiera.[iv]